Ci stiamo avviando alla conclusione della seconda fase, di quella che si configura come una delle più pesanti crisi economico-sociali mai affrontate dalle imprese italiane dal dopoguerra ad oggi.
Nonostante questo, ci troviamo ancora nel pieno di questa complessa situazione, i fattori di incertezza sono ancora numerosi e vanno a colpire in modo trasversale un po’ tutte le tipologie di impresa, anche quelle più dinamiche e resilienti.
A determinare questo stato di cose, principalmente la durata e la pervasività su scala mondiale di questa pandemia, che è ancora in fase di diffusione in vaste aree del pianeta ed ha prodotto risposte diverse in termini di contenimento del virus, sospensione delle attività produttive e di movimentazione di persone e merci.
Secondo una recente indagine dell’Istat, sarebbero quasi 300 mila le imprese che si trovano in seria difficoltà, a rischio in particolare le microimprese, attività che danno lavoro a 1,9 milioni di lavoratori per un valore di oltre 63 miliardi di euro.
Stiamo parlando di micro attività che sono state pesantemente colpite dall’emergenza sanitaria e non hanno adottato alcuna strategia di risposta alla crisi e che pertanto rischiano la chiusura definitiva. I settori produttivi maggiormente interessati e colpiti dalla crisi sono stati il tessile, l’abbigliamento e il settore del mobile, per quanto riguarda i servizi particolarmente colpiti il settore ristorazione e dell’ospitalità, i viaggi e il turismo, il commercio di auto e moto, il noleggio, il gioco e lo sport, l’istruzione e i servizi formativi privati, i servizi dei media e comunicazione e alcune tipologie dei servizi alla persona.
Digitalizzazione ed export hanno permesso di affrontare meglio la crisi
Fattori importanti di resilienza per le imprese si sono rivelati la presenza sui mercati internazionali e la maturità digitale delle aziende, tali fattori hanno permesso di affrontare meglio la crisi dovuta alle chiusure forzate.
Nella pandemia da Covid-19 la digitalizzazione si è rilevata un alleato essenziale per contenere la diffusione del virus, gestire la crisi e mitigare le conseguenze anche sul piano economico. Le nuove tecnologie digitali hanno permesso a imprese, lavoratori e consumatori di continuare a interagire evitando la paralisi totale di molte attività e dei servizi essenziali.
Non a caso, le imprese che avevano già intrapreso piani integrati di digitalizzazione, investendo in tutti gli ambiti della trasformazione digitale, si sono mostrate più resilienti nel fronteggiare la situazione eccezionale che ha investito il paese.
L’attuale situazione di crisi ha portato le aziende ad accelerare i processi di digitalizzazione e a puntare maggiormente su quegli ambiti che si sono rilevati strategici nella gestione dell’emergenza. Cresce, in particolare, l’interesse delle imprese all’adozione di soluzioni digitali per una innovativa organizzazione del lavoro e delle relazioni con clienti e fornitori; all’implementazione di reti digitali integrate favorite anche da una maggiore diffusione del cloud, alla diffusione di internet ad alta velocità e all’introduzione di tecnologie IoT. Inoltre, in prospettiva, le imprese investiranno molto di più nell’utilizzo dei Big Data, del Digital Marketing e più avanzata personalizzazione di prodotti/servizi.
Spostando lo sguardo sulle azioni da mettere in campo in una prospettiva post-Covid19, vi è da parte delle imprese un elevato dinamismo che spinge l’82%, a programmare interventi a fronte del 18% che dichiara di voler attendere l’evoluzione della situazione per poi delineare un piano di attività. In questo frangente sono le imprese che operano sui mercati esteri e quelle maggiormente digitalizzate a contraddistinguersi per una maggiore proattività con rispettivamente l’89,5% e l’88,5% delle imprese che pianificano interventi nei prossimi 6 mesi.
Quali gli investimenti su cui stanno puntando oggi le imprese
Nell’immediata fase post-Covid le imprese si sono in primo luogo concentrate sulle misure necessarie per ripartire in sicurezza, dall’adozione di strumenti atti a garantire il rientro dei lavoratori, all’attenzione per l’adozione di protocolli di sicurezza sanitaria, fino alla formazione del personale sui dispositivi di protezione personali, alla presenza di un responsabile prevenzione Covid-19 o di in punto sanitario di riferimento, anche a seguito degli adempimenti normativi previsti per la riapertura. La riprogettazione degli spazi per gli uffici e dei reparti produttivi, e più in generale, degli spazi dedicati all’attività lavorativa per garantire il rispetto del distanziamento sociale, infine, completano l’articolato quadro delle misure pianificate dalle imprese per poter riprendere in sicurezza l’attività.
Nell’immediato futuro, all’interno di questo gruppo di imprese, c’è una quota seppur contenuta di aziende che oltre a garantire le misure necessarie a ripartire in sicurezza, si pone come priorità l’adozione o l’estensione delle forme di lavoro agile, lo sviluppo di servizi a domicilio e lo sviluppo del commercio elettronico.
A puntare maggiormente sul lavoro agile e sul commercio elettronico le imprese che hanno già in essere piani integrati di digitalizzazione e le imprese che intrattengono in forma stabile rapporti con l’estero.
In affiancamento a queste misure troviamo spesso azioni di riqualificazione del personale già presente in azienda, segno che fra le conseguenze immediate della pandemia Covid-19 vi sarà un’ulteriore accelerazione del processo di riconversione e rafforzamento delle competenze del capitale umano per favorire l’allineamento alle nuove forme organizzative del lavoro.
Ancora molto contenuta invece, la quota di imprese che per far fronte alla crisi sta pensando di investire su strategie di aggregazione aziendale, sull’assunzione di nuove competenze e figure professionali per la riorganizzazione aziendale, sullo sviluppo di nuovi modelli di business in collaborazione con Università o Centri di ricerca, sull’internalizzazione di produzioni finora esternalizzate o sul trasferimento in Italia di attività in precedenza delocalizzate. Il cosiddetto “reshoring”.
Quelle di cui abbiamo finora parlato, sono le misure adottate direttamente dalle imprese, quali sono invece le misure messe in campo sul fronte istituzionale da parte del governo Italiano?
Continuate a seguire il nostro blog, poiché nel prossimo articolo, parleremo approfonditamente del PNRR , il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ovvero il programma preparato dall’Italia per rilanciare la fase post pandemia di COVID-19 al fine di permettere lo sviluppo del paese. Il PNRR fa parte del programma europeo noto come Next Generation EU, un fondo per la ripresa europea da 750 miliardi di euro.
Attraverso questo documento, il governo italiano si è quindi predisposto per illustrare come intende gestire i fondi di Next generation Eu, suddividendo i settori di intervento in 6 missioni principali, tra cui digitalizzazione, salute e transizione ecologica.
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