Immobili: finisce l’era dell’amministratore e nasce quella del “building manager”
Con il passaggio da una semplice amministrazione a una gestione attiva e professionale degli immobili e dei servizi integrati da parte di un “building manager” è possibile creare valore aggiunto pari a circa 20 miliardi di euro l’anno per i condomini, i professionisti e l’economia in generale. Cifra che si somma ai circa 15 miliardi di euro, pari all’1% del Pil, che è il valore annuo attribuito alle classiche spese di gestione (ristrutturazioni, riqualificazioni e manutenzioni ordinarie) dei condomini in Italia che sono circa un milione. Per i soli clienti-proprietari, invece, i vantaggi di una gestione professionale di uno stabile potrebbero comportare una riduzione del 10% dei costi del bilancio ordinario e un contestuale aumento del 10% del valore dell’immobile. E’ quanto emerso dal convegno “L’evoluzione dell’amministratore di condominio: il building manager” organizzato a Milano da Groma, società di gestione e servizi integrati per il patrimonio immobiliare fondata nel 1987 dalla Cassa italiana di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti (Cipag) che oggi gestisce circa 20 mila unità immobiliari per un controvalore di circa 6 miliardi di euro.
“I margini di crescita in questo settore sono enormi – ha spiegato Vincenzo Acunto, direttore generale di Groma – e l’Italia non può perdere l’occasione. E’ necessario che i professionisti aderiscano al network, perché è necessario presentarsi con organizzazioni strutturate in grado di competere con i concorrenti esteri, ma anche offrire servizi ad un numero di utenti elevato. Questo settore non sarà più ad appannaggio dei singoli, ma solo di network strutturati”.
Centrale in questo scenario diventa il ruolo dell’amministratore di condominio destinato a evolversi in “building manager”, cioè in un professionista che oltre all’attività di amministrazione, è in grado di offrire servizi integrati agli utenti e di affrontare le sempre più numerose responsabilità e incombenze introdotte con la riforma del condominio del 2013, che ha profondamente innovato il settore. Al punto che nei prossimi anni è prevedibile che abbandonino il ruolo 260mila amministratori non professionisti, a vantaggio dei 40mila professionisti oggi esistenti. Che a loro volta dovranno però essere in grado di garantire un’offerta strutturata di servizi e un generale innalzamento degli standard qualitativi, come già accade all’estero dove esistono società, in alcuni casi multinazionali, e consorzi che offrono servizi integrati di ogni genere (contrattazione ampliata con i fornitori di servizi, programmazione delle manutenzioni, introduzione del protocollo di gestione, fino all’offerta di servizi di baby sitter, assistenza infermieristica, consegne a domicilio etc.).
“L’Italia non può perdere questo treno. E’ un’occasione importante che può avere ricadute positive per l’occupazione, per gli utenti, nel mercato immobiliare, come anche nei consumi e per l’economia in generale”, ha dichiarato Fausto Amadasi, presidente della Cassa di previdenza dei geometri (Cipag).
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