Nell’ambito del complesso Piano della Commissione Europea per combattere il cambiamento climatico, il cosiddetto Green Deal Europeo, è stata approvata lo scorso 12 aprile quella che in Italia è nota come direttiva “Case Green” volta a migliorare l’efficienza energetica delle case. Hanno votato a favore 20 stati su 27 degli stati membri, pertanto, il Consiglio dei ministri europei dell’Economia e delle Finanze ha approvato in via definitiva la direttiva sulla prestazione energetica degli immobili (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD).
Cosa prevede la direttiva europea “Case Green”
Obiettivo primario della direttiva “Case Green” è ridurre in modo sostanziale entro il 2035, il consumo energetico e le emissioni inquinanti derivanti dalle abitazioni, per arrivare entro il 2050 alla costruzione di immobili a emissioni zero. La direttiva prevede una differenziazione di trattamento tra edifici residenziali ed edifici destinati agli uffici e ad uso commerciale.
La direttiva Case Green per gli edifici residenziali e non
Relativamente agli edifici residenziali ogni Stato membro UE è chiamato ad impegnarsi per ridurre il consumo medio di energia nel complesso del 16% entro il 2030 e di non meno del 20% entro il 2035. In merito agli edifici non residenziali è previsto che entro il 2030 ne vengano ristrutturati per il 16% ed entro il 2033 per il 26% del totale. Tale ristrutturazione dovrà garantire il rispetto delle norme minime di nuova introduzione riguardanti le prestazioni energetiche, migliorando così la categoria energetica a loro attribuita.
Emissioni zero per le nuove costruzioni
Se queste sono le direttive previste per gli immobili già esistenti, un discorso a parte è previsto per gli immobili di nuova costruzione che in base alla nuova direttiva, dovranno essere a emissioni zero indipendentemente dalla destinazione d’uso. Per gli edifici pubblici tale norma entrerà in vigore dal 1° gennaio 2008 mentre per quelli privati dal 1° gennaio 2030.
Direttiva Case Green: eccezioni, deroghe e obblighi previsti
Nell’ambito della direttiva “Case Green” sono state previste tutta una serie di eccezioni e di deroghe per particolari categorie di immobili, per esempio gli edifici di proprietà delle Forze Armate oppure gli edifici con funzione di luoghi di culto, gli immobili utilizzabili per un tempo limitato (non più di 2 anni) o ancora per gli edifici con una superficie utile inferiore ai 50 mq., per le seconde case utilizzate per meno di 4 mesi all’anno e che abbiano un consumo energetico molto basso (al di sotto del 25% del consumo totale annuo).
Inoltre, una sostanziale modifica introdotta dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Europeo nel corso dell’esame della proposta della Commissione, rispetto alla sua versione iniziale, consta nel fatto che ad oggi “la direttiva europea non impone obblighi direttamente ai singoli proprietari di case e nemmeno impone ai singoli governi di adottare specifiche misure”.
Ogni Stato membro infatti, avrà ampia libertà di definire la propria politica per il raggiungimento degli obiettivi richiesti dalla direttiva europea.
Cosa si intende con “edificio a emissioni zero”
Gli edifici a “emissioni zero” anche definiti NZEB (Nearly Zero Energy Building), sono immobili sostenibili, ad alta prestazione energetica e con consumi minimi i quali devono derivare quasi esclusivamente da fonti rinnovabili, esistenti nell’edificio stesso o nell’ambiente circostante. Pertanto non si parla solo di ridurre i consumi energetici, ma anche di trarre le risorse necessarie quanto più possibile da fonti rinnovabili, sostituendole ai combustibili fossili, ciò è possibile attraverso l’utilizzo di impianti quali pannelli fotovoltaici e pompe di calore oppure grazie alla costituzione di vere e proprie comunità energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica.
Cosa sono le classi energetiche?
La ristrutturazione degli edifici finalizzata alla riduzione dei consumi energetici, porta con sè l’attribuzione di una nuova classe energetica ovvero quella classificazione che indentifica il grado di efficienza energetica di un edificio e la capacità dello stesso di usare l’energia riducendo al massimo gli sprechi.
I criteri in base ai quali viene assegnata una classe energetica dipendono da vari fattori:
- materiali di costruzione
- tipologia di infissi
- tipologia di impianto di riscaldamento
- modalità di produzione dell’acqua calda
- tipologia di sistema di illuminazione
Gli edifici a maggiore efficienza energetica sono quelli in classe A4 e hanno un consumo di non oltre i 30 kilowattora annui per mq., gli edifici a minor efficienza energetica sono quelli in classe G e consumano oltre i 160 kilowattora annui per mq.
Di seguito lo schema con le varie classi energetiche ed i relativi consumi, in ordine di efficienza dalla migliore alla peggiore:
- Classe A4 consumo minore o uguale a 0,40 EPgl
- Classe A3 consumo maggiore di 0,40 EPgl e minore o uguale a 0,60 Epgl
- Classe A2 consumo maggiore di 0,60 EPgl e minore o uguale a 0,80 EPgl
- Classe A1 consumo maggiore di 0,80 EPgl e minore o uguale a 1,00 EPgl
- Classe B consumo maggiore di 1,00 EPgl e minore o uguale a 1,20 Epgl
- Classe C consumo maggiore di 1,20 EPgl e minore o uguale a 1,50 EPgl
- Classe D consumo maggiore di 1,50 EPgl e minore o uguale a 2,00 EPgl
- Classe E consumo maggiore di 2,00 EPgl e minore o uguale a 2,60 EPgl
- Classe F consumo maggiore di 2,60 EPgl e minore o uguale a 3,50 EPgl
- Classe G la classe peggiore, con consumo maggiore di 3,50 EPgl
La situazione del patrimonio edilizio in Italia
In Italia la maggioranza degli edifici presenta una bassissima efficienza energetica. Secondo le rilevazioni dell’ENEA (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie e l’energia sostenibile), tra gli immobili che hanno ottenuto un APE, cioè un attestato di prestazione energetica rilasciato da periti che ne valutano l’efficienza, quasi il 30% è in classe G e oltre il 22% in classe F.
Si tratta nel complesso, di poco meno di 3 milioni di immobili certificati; la maggioranza degli immobili in Italia non hanno un APE e se consideriamo la totalità degli immobili, secondo altre stime gli edifici in classe F e G sarebbero 7,5 milioni, poco più del 60% del totale.
Quale sarà l’impatto economico di questa direttiva europea
Dopo la proposta del dicembre 2021, la Commissione Europea aveva elaborato un’analisi del possibile impatto economico della direttiva, calcolando che circa 30 milioni di immobili avrebbero dovuto essere oggetto di ristrutturazioni per poter passare dalla classe G alla F, prevedendo uno stanziamento non superiore ai 150 miliardi di euro di fondi europei entro il 2030.
Tali fondi erano derivanti da numerose fonti diverse tra cui: i Fondi di sviluppo e coesione inutilizzati, quelli destinati alle regioni più arretrate economicamente, i fondi del Recovery Plan e del RePowerEU oltre a vari altri fondi ricompresi nel piano europeo del Green Deal. Inoltre, la Commissione prevedeva di utilizzare i fondi derivanti dal Fondo sociale per il clima, pensato proprio per mitigare l’impatto di questi piani di transizione ecologica sulle persone meno ricche, 72 miliardi tra il 2025 e il 2032, ciò per aiutare i proprietari di case con prestazioni energetiche particolarmente basse.
Quanto previsto finora riguardava la proposta di direttiva iniziale della Commissione; dopo le modifiche apportate dal Parlamento e dal Consiglio Europeo, il piano di spesa potrebbe subire delle variazioni, per sapere il reale impatto finanziario della direttiva bisognerà quindi attendere di conoscere ulteriori dettagli, e quindi attendere la prossima Commissione Europea che si insedierà in autunno dopo le elezioni europee di giugno.
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